“Siamo rimasti stupiti dai provvedimenti su ristorazione e somministrazione, non abbiamo capito molto. Va bene bloccare la movida più selvaggia e alcuni luoghi di aggregazione, ma la ristorazione tradizionale aveva approntato tutta una serie di misure costate alle aziende in termini di igiene e distanziamento sociale, ma anche dal punto di vista della formazione del personale. L’estate è andata bene si potevamo mettere in campo dei richiami alle regole, aumentare controlli, cosa che la nostra federazione ha chiesto. La Ristorazione si svolge in ambienti igienizzati, poi ovviamente serve la coscienza civile delle persone. È stato un errore partire da lì”.
C’è secondo lei una sottovalutazione del danno economico generato da queste misure che si ripercuote poi chiaramente sulla vita di tutti i cittadini?
“Tanta gente parla e urla, noi rappresentiamo le aziende e abbiamo una responsabilità. Siamo di fronte ad una situazione nuova nella storia recente dell’umanità moderna, le scelte sono molto complesse. Grazie alla presenza in Europa e alla forza che l’Europa ha dato alla nostra moneta il governo ha varato una serie di colpi indebitando il sistema per immettere liquidità e abbassare i costi aziendali, poi c’è la cassa integrazione che per tanti aspetti non ha funzionato. Ci sarebbe bisogno di fare di più. Bisognerà capire quando la cassa integrazione finirà è non ci sarà più il blocco dei licenziamenti quale sarà l’equilibrio occupazionale, alcune aziende dovranno rivedere la loro struttura, quando si potrà tornare a licenziare purtroppo vedremo il quadro più chiaro. Abbiamo il rischio certo e forte di distruggere parte dell’economia familiare e delle piccole imprese da sempre simbolo della nostra offerta commerciale”.
Da parte del Comune si aspetta un sostegno?
“Sulla Tari il Comune ha lavorato in minima parte al 25%, ha messo in campo un intervento non coperto da risorse pubbliche ma nazionali sull’occupazione del suolo pubblico. Bisogna dire che il Comune non ha grandi margini di manovra dal punto di vista fiscale. Una cosa che andava fatta era togliere la ZTL, piuttosto che farla ripartire da fine agosto”.
I fondi stanziati nel Decreto Ristori sono sufficienti?
“No, credo ne sia convinto anche il governo che pensa di immettere altre risorse. Ci sono una serie di attività escluse dai provvedimenti del DPCM. Due esempi, tutti dicono che le farmacie sono aziende che hanno guadagnato qualche risorsa in più in questi ultimi mesi; ma farmacie dei centri storici hanno conseguito una perdita di incassi del 70%80%, senza negozi turisti e lavoratori perdono incassi e sono fuori da qualsiasi sostegno, in futuro saranno un presidio importante. Un altro esempio è tutto ciò che è legato agli eventi come convegni, congressi, cerimonie religiose, tutta una filiera enorme con decine di aziende e professionisti che sono fuori da qualunque sostegno”.
Quante sono le imprese a rischio?
“Non abbiamo una stima, sono restio a dare informazioni del genere, nei prossimi giorni avvieremo un osservatorio specifico sul tema facendo delle campionature ma dobbiamo essere seri, rischiamo di dare cifre sbagliate. Quel che è certo è che avremo una crisi enorme, dal turismo agli eventi e ciò comporterà sacrifici e perdite economiche”.